Effettivamente
Kuching è chiamata la città del gatti,
ed in lingua malese Kuching o Kucing, vuol proprio dire gatto.
Non ne è però ben chiaro il motivo, e son almeno tre le teorie per
spiegarlo. Una dice che il nome deriva dalla parola cinese “cochin”
che significa porto, l'altra ne da le origini al frutto Longan, anche
chiamato “occhio di gatto”, molto abbondante in questa regione,
l'altra ancora fa risalire il nome a quello dato dagli indigeni ad un
fiume, affluente del Sarawak,
chiamato Sungei Kuching, poi scomparso coi le varie bonifiche. Da parte mia darei più credito all'ultima versione; sta di fatto che il nome originario della città era Sarawak, ma poi per non confonderla con il fiume e la regione, ne fu cambiato il nome in Kuching. Pare però chiaro che il nome ha ben poco a che fare con i gatti! Ciò non cambia il fatto che in città vi sono molti monumenti raffiguranti dei gatti, e vi è addirittura un museo dedicato interamente ai felini.
Abbiamo così la possibilità di conoscere gli usi e costumi delle etnie degli Iban, degli Orang Ulu, dei Bidayuh o dei Melanau, per citarne le più conosciute. Purtroppo queste culture stanno storicamente sparendo, sotto la pressione dei colonialisti, dei missionari seguiti poi



la giornata odierna, l'ultima sull'isola di Borneo, l'avevamo riservata per la visita del Parco Nazionale di Bako. Il posto è ideale per la vicinanza a Kuching, che permette di visitarlo facilmente in un giorno. Si tratta però di un parco forestale tropicale con accesso al mare, che pur essendo di dimensioni molto ridotte, presenta una notevole biodiversità. Siamo molto curiosi di vedere sul posto, se quanto propongono e promettono la guide e le agenzie turistiche, sono mantenute. Valutate le varie opzioni, rinunciamo alle costose offerte delle

villaggio di Bako. La gran parte dei passeggeri sono turisti, ciò che ci permette di prendere i primi contatti per poi organizzarci in comitive per il trasporto in barca verso il parco. Conosciamo subito una giovane coppia di olandesi con i quali faremo il viaggio assieme. Arrivati al villaggio di pescatori di Bako seguiamo la ben organizzata procedura per la registrazione ed il trasporto fino al parco. Il passaggio in barca, con la marea ancora alta, ma in ritirata, è abbastanza tranquillo. La costa è
subito molto frastagliata e con rocce sporgenti, da dove troneggiano gli alberi della foresta tropicale. La baia da dove si entra nel parco è molto caratteristica con da una parte le rocce sporgenti dal mare e faraglioni e dall'altra gli alberi morti di un foresta di mangrovie. Dopo esserci ben informati, registrati, rifocillati partiamo per una escursione di tre ore fino ad una idilliaca baia con spiaggia solitaria. Sul cammino scosceso con continui su e giù abbiamo l'occasione di farci un'impressione della notevole biodiversità floreale. Troviamo molte piante che da noi sono da appartamento e addirittura dei “fiori carnivori” di notevoli dimensioni. Sul cammino incrociamo e conosciamo una coppia di Svizzer, lui della Bregaglia e lei del canton


sulla Crimea, ci consiglia continuamente e ci fa provare le sue varie specialità.
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